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Quando accontentarsi fa bene

C’era una volta un giovane che, in una cupa sera di inverno, se ne stava sul ciglio della strada. La temperatura era veramente polare. Poche macchine, un vento gelido e nessuna panchina sulla quale sedersi.

Diretto ad un paese distante 600km da dove si trovava, era intento a fare l’autostop per trovare un passaggio che lo avrebbe portato lì dove aveva deciso che la sua vita avrebbe segnato una svolta.

Passò il primo camion diretto proprio dove sarebbe dovuto andare, ma l’autista fumava e così decise di rinunciare al passaggio. Avrebbe aspettato il prossimo.

Una vecchia auto brontolante, dopo un’oretta abbondante si fermò davanti a lui. Il signore al volante gli chiese gentilmente se desiderasse un passaggio, ma il giovane, vista la macchina, decise di aspettare il prossimo per paura di rimanere a piedi lungo la via.

Dopo qualche ora, un suv nero fiammante si fermò davanti alla pietra sulla quale il giovane si era accovacciato nel frattempo.

-Ragazzo hai bisogno di aiuto, di un passaggio? Fa così freddo questa notte! – esclamò il guidatore.

-Magari! – rispose il giovane.

Sto andando a Marai. La conosci? Da qui dista circa 600km.

-Si, ne ho sentito parlare. Non ci sono mai stato, ma oggi tu sei veramente fortunato. Per lavoro sto andando a fare una consegna proprio lì vicino. Se vuoi ti accompagno. Poi magari per gli ultimi 30 km troverai un’altra soluzione. Che ne dici?

-Oh! – esclamò il ragazzo.

E ringraziando l’autista, decise di aspettare il prossimo.

A volte, accontentarsi fa bene.

da “Leggere per fiorire” di Giulia Di Sipio

Riflettiamo

Quante volte, nel nostro quotidiano, prendiamo la decisione di voler cambiare la nostra vita, fare qualcosa di veramente straordinario, raggiungere un obiettivo di svolta… e poi, iniziamo a trovare tutte le ragioni per rimandare quell’inizio? L’azione?

Per non parlare poi della nostra tendenza a trovare negli altri (ma anche in noi stessi), sempre più facilmente quello che non ci piace, che non è esattamente come lo vorremmo noi…

Siamo degli eterni insoddisfatti. Ci affanniamo per migliorare la nostra condizione lavorativa, affettiva, personale, formativa… e non siamo mai contenti del risultato raggiunto, dei traguardi tagliati.

In una società, per lo meno in questa parte del mondo, sempre più proiettata verso il consumo, è un po’ come se anche noi ci fossimo adeguati, non soltanto nell’acquisto di dispotivi sempre più tecnologici, a voler sembre cambiare.

Ok. Qualcuno potrebbe farmi notare che io sono la prima a stimolare sempre il prossimo ad alzare la propria asticella, a cercare di migliorare la propria vita, a non accontentarsi… ma, come è importante ricordare: esiste una misura!

Non possiamo in continuazione rincorrere l’aggiornamento, la novità, la miglioria. In sintesi: a volte è importante imparare a stare con ciò che si è con quello che si ha. Con quello che la vita ci offre.

Nella pratica…

Prova a fermarti per un istante e su di un foglio, scrivi una lista delle cose per le quali non ti senti soddisfatto in questo momento. Dedica 20 minuti a questa attività.

Ora, dopo aver fatto una breve pausa, prova a dedicare, altri 20 minuti per scrivere ciò che in questo momento, invece, ti fa sentire soddisfatto.

Se ti accorgi che le cose per le quali non sei soddisfatto oggi sono maggiori delle seconde, dedicati un tempo per vedere come poter, nella pratica, intervenire. Inizia, fin da subito a fare una piccola azione nella direzione trasformativa che hai individuato. Non rimandare a domani.

E poi?

…non dimenticarti di trovare sempre un motivo, almeno uno al giorno, per ringraziare la vita per ciò che hai. La gratitudine è fondamentale. Solo se apprezzi da dove parti, puoi riconoscere quando si è davvero fatto un cambiamento.

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