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Fibromialgia e MBSR

Quando anni fa mi imbattei per la prima volta nella Mindfulness, lo feci leggendo uno dei testi più famosi: “Vivere momento per momento” di Jon Kabat-Zinn e, da subito, ne rimasi particolarmente affascinata.

Alla meditazione ci arrivai da lì a poco e, sperimentando le pratiche di consapevolezza, inizialmente la mia curiosità venne alimentata dall’idea di incontrare qualcosa, un metodo, un approccio… che potesse alleviare quella sensazione, così tanto diffusa tra le persone (non necessariamente patologiche), di impotenza, sopraffazione, stanchezza… che sopraggiunge quando si ha una vita particolarmente frenetica.

Chi non vive la difficoltà continua e costante di doversi fare in quattro per poter rispondere in maniera adeguata alla famiglia, ai colleghi, al lavoro, agli amici… chi non affronta, con l’avanzare dell’età, il sopraggiungere di qualche piccolo o grande affaticamento, acciacco, disturbo…?

Inizialmente conobbi la mindfulness per cercare delle risposte a tutto questo… poi, con la pratica, lo studio e la curiosità capii che in realtà la mindfulness era molto altro.

“Noi siamo i nostri pensieri, ma allo stesso tempo siamo ben più dei soli nostri pensieri. Siamo anche i nostri sentimenti, le nostre percezioni, la nostra saggezza, felicità e amore. Quando sappiamo di essere più dei nostri pensieri possiamo decidere di non consentire al nostro pensare di assumere il controllo e dominarci.”

(Thich Nhat Hanh)

Quando parliamo di mindfulness, nei contesti socio-sanitari, il primo riferimento, fondamentale e necessario da citare e tenere a mente, è il protocollo MBSR; nonno e progenitore di tutti gli altri che sono venuti dopo.

Il protocollo MBSR, Mindfulness Based Stress Reduction, è nato nel 1979, ad opera di Jon Kabat-Zinn, biologo, praticante Zen che, durante un ritiro meditativo, ebbe un’intuizione: portare la pratica all’interno di quei contesti dove le persone soffrono e non vedono via di uscita.

Nel suo primo progetto pilota, realizzato in un ospedale universitario della California, Jon Kabat-Zinn si rivolse ad un’utenza che viveva condizioni croniche di dolore, per le quali i trattamenti medici tradizionali non avevano alcuna efficacia.

Quei pazienti si trovavano ad affrontare quotidianamente una situazione senza prospettiva alcuna di soluzione o miglioria. A loro Jon Kabat-Zinn dedicò le sue prime riflessioni, descrivendo l’approccio mindfulness based con queste parole:

In tutte le persone ci sono delle risorse nascoste. Delle risorse che possono essere utilizzate per affrontare anche delle sofferenze estreme. Il lavoro di attenzione piena al momento presente è il mezzo per accedervi.

Già da diversi anni moltissime equipe di professionisti stanno studiando degli interventi Mindfulness based  su pazienti fibromialgici. Se l’attenzione sostenuta, l’esplorazione delle sensazioni fisiche, la sospensione del giudizio e l’iniziare a vivere, non più come se fosse tutto una continua prestazione… portano ad una sensibile, quanto evidente, riduzione dello stress… allo stesso tempo, gli studi stanno dimostrando che importanti risvolti possono essere riscontrati anche nella percezione e sostenibilità (nel tempo), dei dolori cronici.

La Fibromialgia

La fibromialgia è una patologia o meglio una sindrome (insieme di sintomi), alla quale si arriva spesso in modo piuttosto lungo e tortuoso. Caratterizzata principalmente da algie (dolore localizzato) diffuse prevalentemente al sistema fibroso (tendini e legamenti) e miofasciale (muscoli e fasce muscolari), essa comporta dei sintomi che possono essere misconosciuti e confusi con quelli di altre patologie reumatiche. La sua invisibilità pressoché assoluta ai tests di laboratorio, priva di prove radiografiche specifiche, oltre a manifestarsi con diversi disturbi nella vita della persona che la contrae, spesso è considerata una malattia invisibile, che incrementa nei pazienti il loro disagio e bisogno di essere riconosciuti.

I sintomi

I sintomi principali della sua presenza sono il dolore: diffuso, cronico, spesso ad andamento ciclico e correlato a fattori climatici ed ambientali (meteoropatia), emotivi ed endocrini, il sonno che non riposa, i disturbi dell’alvo (colite spastica e diarrea), alterazioni del ciclo mestruale, tachicardia, astenia cronica (sensazione di una forte stanchezza fisica), deficit dell’attenzione, disturbi della sfera sessuale.

La vita quotidiana del paziente fibromialgico è fortemente invalidata; a partire dalle sue relazioni sociali, dalle sue prestazioni lavorative, dal suo senso di efficacia… e questo spesso comporta, alla lunga, anche ad una percezione diversa della sua persona.

Diagnosi e interventi

Le difficoltà che si incontrano nella sua diagnosi, oltre ad essere particolarmente evidenti, rendono spesso problematica anche la scelta dell’intervento terapeutico. Non esistendo ancora oggi una cura universalmente e scientificamente accettata, molti sono gli approcci e le teorie che si stanno sperimentando.

I farmaci storicamente più utilizzati sono, insieme agli analgesici e agli antiinfiammatori, i miorilassanti e quelli antidepressivi; questi ultimi somministrati con l’obiettivo di ridurre le aree di tensione muscolare e articolare, e migliorare l’umore e lo stato ansioso.

Progetto Fibromialgia Ermes

Progetto Fibromialgia Ermes è una realtà creata dal Dottor Francesco Di Clemente, già da diversi anni, con sede in Ripa Teatina, Chieti, la cui missione, grazie ad un’equipe multidisciplinare di professionisti, è quella di offrire al paziente fibromialgico, un’assistenza completa, su più piani, attraverso diversi approcci e metodologie di intervento.

La persona non è La malattia: riportare al centro la sua complessità, la sua dimensione olistica è il primo passo da fare per gestire la sua sintomatologia. Tutti noi siamo individui dove, oltre alla dimensione del corpo, spesso trascurata, soprattutto nei casi di dolore cronico, è affiancata una dimensione mentale, una emozionale ed una spirituale in senso laico. Non si può attivare un processo di guarigione in modo parcellizzato: tutti i livelli sono da considerare e attenzionare e, in questo, la mindfulness e, in particolare il protocollo MBSR, ci viene in grandissimo aiuto. Quando si medita, tutta la persona medita e non si può “non essere bravi o competenti”.

Quando ci si concede del tempo per fermarsi ad osservare il respiro… non c’è una parte di noi che può essere esclusa o accantonata: tutti noi respiriamo e, tutto il corpo contribuisce affinché si respiri. Momento per momento. Questo è qualcosa di meraviglioso. Ci avvicina, ci unisce e ci permette di individuare un terreno comune dal quale partire per costruire un dialogo, una relazione e attivare un processo di trasformazione.

Il protocollo MBSR

Il protocollo MBSR, assolutamente laico, non è niente di religioso, spirituale o mistico. La sua struttura, studiata scientificamente per essere portato avanti con metodo, in modo standardizzato, consta di otto sessioni da due ore e mezza ciascuna, più una di presentazione e una giornata di condivisione.

“L’MBSR è dunque un protocollo basato sullo sviluppo sistematico delle risorse interne del paziente (…) Molti pazienti sofferenti di dolore cronico alla fine ricevono il verdetto che “dovranno imparare a convivere con questo. L’MBSR aiuta questi pazienti ad apprendere, per sé stessi, come vivere con il dolore cronico. L’autoregolazione viene promossa e appresa attraverso quella forma di attenzione nuda e diretta che è caratteristica della meditazione di mindfulness”.

(Jon Kabat-Zinn)

Il vero cambiamento non parte dal cercare qualcosa di nuovo o di diverso, ma dal riconoscere dove ci si trova, quali sono gli strumenti a disposizione, le risorse che possiamo mettere in campo.  

Non essendoci controindicazioni, si adatta alle diverse situazioni che i pazienti stanno attraversando; facilita una presa di contatto con la parte sofferente e una trasformazione, a poco a poco, ma fin dal primo incontro, del proprio punto di vista. E non solo.

Non c’è nessuna gara, nessuna performance da sostenere. Iscriversi ad un protocollo MBSR non richiede altro che la curiosità e la determinazione a voler provare, per una volta tanto, a NON FARE nulla, ma piuttosto a essere: Sé stessi. Sospendendo il giudizio, la critica, il desiderio di perfezionismo, le aspettative, ad ognuno viene chiesto di portare sé stesso.

Viste le numerose conferme che la scienza, le università e la medicina stanno dando all’utilizzo della Mindfulness con i pazienti fibromialgici, Progetto Fibromialgia Ermes, è lieto di presentare uno spazio dedicato. Un protocollo, a breve in partenza.

Come partecipare

Per saperne di più, Vi aspettiamo, Martedì 20 Febbraio, dalle 19 alle 20 su zoom, al link:

https://us02web.zoom.us/j/6493810027?omn=82943723759

ID riunione: 649 381 0027

Per chiedere informazioni

Dottor Francesco Di Clemente

+39-340-5576300

+39-0871-390783

Dott.ssa Giulia Di Sipio

+39-347-1692195

Calendario

Il protocollo si terrà poi, sempre su Zoom, nelle seguenti date:

– Martedì 27 Febbraio, Sessione introduttiva 19-20

– Martedì 5 Marzo, Sessione uno 18-20.30

– Martedì 12 Marzo, Sessione due 18-20.30

– Martedì 19 Marzo, Sessione tre 18-20.30

– Martedì 26 Marzo, Sessione quattro 18-20.30

– Martedì 2 Aprile, Sessione cinque 18-20.30

– Martedì 9 Aprile, Sessione sei 18-20.30

– Giornata intensiva Domenica 14 aprile dalle 10 alle 17

– Martedì 16 Aprile, Sessione sette 18-20.30

– Martedì 23 Aprile,  Sessione otto 18-20.30

Costo complessivo, completamente deducibile, di 200,00€ da pagare a mezzo bonifico in un’unica soluzione entro il 5 Marzo 2024.

Per manifestare il proprio interesse alla partecipazione, si prega di compilare il modulo accessibile al seguente link.  

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