Nella stessa immagine, a sinistra un uomo, visto da dietro, si tocca la schiena dolorante, a destra il volto di una ragazza fortemente provato dalla rosacea e al centro una persona che si interroga su cosa mangiare.
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Mindful eating, fibromialgia e rosacea

Fibromialgia e rosacea: cosa possono mai avere in comune queste due patologie? Entrambe sono croniche, hanno una forte relazione con il cibo e rispondono in maniera molto positiva alle pratiche di mindful eating.

La fibromialgia

Com’è già stato trattato nell’articolo relativo a “Fibromialgia e MBSR”, la fibromialgia è una sindrome caratterizzata da più sintomi molto difficile da diagnosticare. Chi ne soffre sa bene quanto la sua presenza incida e condizioni la sua vita. Oltre infatti ad essere una patologia multifattoriale caratterizzata da dolore muscoloscheletrico cronico e diffuso, spesso è accompagnata anche da altri disturbi quali: l’astenia, i disturbi del sonno, problemi cognitivi (deficit di attenzione e di memoria…), problemi psichici come l’ansia e la depressione… e un ampio spettro di altri disagi somatici e neurovegetativi che portano il paziente a vivere in un grande stato di malessere e, spesso, di disabilità.

Le cause

Alla base della presenza di questa sindrome, la medicina ha appurato che vi sia una disregolazione dei sistemi di controllo del dolore da parte del Sistema Nervovo Centrale con una conseguente amplificazione del dolore e una minore capacità di regolazione. Tutto questo spesso è legato ad un aumento di citochine pro-infiammatorie, bassi livelli di serotonina, alti livelli di glutammato (un neurotrasmettitore eccitatorio) e bassi livelli di acido gamma ammino butirrico (uno dei responsabili nella regolazione del SNC).

Oltre il 40% dei pazienti che hanno ricevuto una diagnosi per fibromialgia, presentano problemi gastrointestinali e, in particolare, dichiarano di soffrire di flatulenza, dolori addominali, alterazioni dell’alvo e tutti quei sintomi che spesso vengono ricollegati alla Sindrome del Colon Irritabile (IBS). Frequente è inoltre l’intolleranza al lattosio e un’elevata o alterata sensiblità al glutine.

La rosacea

La rosacea è una patologia che colpisce persone di età compresa tra i 30 e i 50 anni. Particolarmente comune tra le persone di origine irlandese o nordeuropea con carnagione chiara, colpisce spesso anche persone dalla pelle scura, nelle quali probabilmente viene sottodiagnosticata. Sebbene di solito sia facilmente identificata dai medici, talvolta può accadere che venga scambiata per dermatite, acne o altre patologie della pelle.

Le cause

La causa della rosacea non è nota, ma alcune persone tendono a sviluppare questo disturbo e a doverci convivere per tutta la vita. I sintomi tipici di questa malattia sono: un evidente arrossamento del volto, visibilità dei vasi sanguigni, soprattutto sulle guance, comparsa di brufoli, soprattutto nella zona centrale del volto.

Particolarmente sensibile ad eventi e condizioni stressanti, i suoi sintomi sono legati a diversi fattori, tutti particolarmente soggettivi: luce solare, alte o basse temperature, alimentazione.

Cibi e processi infiammatori

Sia per quanto riguarda la fibromialgia che la rosacea, i pazienti affetti da queste patologie sono particolarmente vulnerabili e, in entrambi i casi, è stato ormai assodato che alcuni cibi hanno sul loro organismo, a seconda dei casi, un effetto infiammatorio o di promozione di uno stato infiammatorio piuttosto evidente: carni rosse, carboidrati raffinati, alimenti fritti, caffè, alcolici… sono ad esempio fortemente sconsigliati.

Ma se è importante eliminare il lattosio, ridurre il più possibile il glutine, evitare i carboidrati raffinati… come può una persona adulta che magari ha già delle sue abitudini e routine alimentari consolidate, cambiare il suo approccio alla tavola, senza soffrirne? Come può dal nulla, improvvisamente, cambiare la sua dieta e/o la sua cucina?

Un’esperienza personale

Nel 2018, dopo mesi che combattevo con un viso dalla pelle fortemente screpolata, dopo diverse cure per contrastare quella che mi venne diagnosticata come una “dermatite da stress”, improvvisamente scoprii, da un giorno all’altro quasi, che mi ero ammalata di rosacea papulo pustolosa. Per chi non avesse mai sentito di questa patologia, la rosacea è una malattia cronica della pelle che può presentarsi in diverse forme. Nel mio caso essa è caratterizzata dalla comparsa di dolorose pustole di pus sul viso e un’alterazione dell’epidermide visibile e diffusa. Dopo svariati tentativi con pomate, sieri e compresse antibiotiche, disperata, decisi di seguire un approccio omeopatico. Fu in quel momento che scoprii la mindfulness e il forte legame esistente tra la meditazione e la relazione con la tavola, la cucina e il cibo.

Cambio di alimentazione e mindfulness

Quando iniziai a sperimentare l’approccio omeopatico il mio viso era decisamente infiammato e mi venne prescritto, oltre ad una serie di prodotti e integratori, di eliminare del tutto glutine, lattosio, lieviti, zuccheri, soia, caffè, alcol, ridurre il consumo di legumi e reintrodurre le proteine animali che da ormai sette anni avevo eliminato. L’impatto fu veramente forte. Inizialmente mi sentivo disorientata, privata di abitudini e rituali che scandivano le mie giornate, la mia settimana, le mie relazioni sociali… poi iniziai a meditare. Non sapevo bene perchè, ma sentivo che la mia pelle reagiva in maniera molto violenta agli stress: sia esterni (caldo, freddo, vento, sole) che interni (emozioni forti, preoccupazioni, paure…) e che la meditazione mi aiutava a centrarmi.

Iniziai così a scoprire la mindfulness e il mindful eating; su di me, sulla mia persona. Dovevo accettare quella situazione, stare con la diagnosi di rosacea e, allo stesso tempo, impegnarmi a trasformare le mie abitudini. La dottoressa dalla quale mi ero rivolta non mi aveva dato un tempo per vedere i primi risultati, potevo solo iniziare: sospendere il giudizio, limitare le aspettative e stare nel qui e ora.

Dalla difficoltà, la risorsa

I primi giorni tutte le mie attenzioni erano rivolte al cercare di sostituire i miei soliti alimenti con quelli “ammessi”, ma non era affatto facile. Gli zuccheri non potevo mangiarli, così come il latte e il caffè: dovevo dire addio alla mia solita colazione fatta con cappuccino e biscotti.

La mozzarella non era ammessa, così come il glutine e il lievito. Inutile sognare la pizza. Meno che mai abbinata ad una birra.

Dopo una settimana e poco più compresi che dovevo cambiare la mia prospettiva e iniziare a vedere la cucina e la tavola non più come a qualcosa di fisso e certo, ma come ad un gioco: i cibi ammessi erano le risorse che avevo a disposizione. L’obiettivo era combinare quello che avevo nel modo migliore possibile.

Il cambiamento arriva quando meno te lo aspetti

Ogni mattina iniziavo la giornata con una tisana che aiutava a depurare la pelle, poi meditavo per circa mezz’ora e facevo colazione con pane al farro senza lievito e crema di anacardi. Talvolta con la frutta secca realizzavo delle barrette di cereali.

Piano piano iniziai a scoprire ricette nuove. Su di un ricettario avevo trovato il modo di realizzare dei dolci senza zuccheri aggiunti, il rito del caffè lo avevo sostituito con quello del thè e il sabato sera potevo concedermi una pizza tradizionale con una birra piccola.

Ci sono voluti circa 14 mesi per far sì che il mio viso tornasse alla normalità; un anno importantissimo perchè ho imparato a sentirmi, a stare con la difficoltà, con il disagio e a lavorarci su per trasformarlo in risorsa.

Noi siamo ciò che mangiamo e non ci nutriamo di solo cibo

…ma soprattutto, possiamo prenderci cura di noi attraverso quello che decidiamo di ingerire. Attraverso la cucina e i momenti in cui ci sediamo a tavola, ognuno può fare delle scelte, sentire ciò di cui ha bisogno, interrompere delle dinamiche, lavorare sulla sua sensorialità e sul prendersi cura: di sè e di chi ama.

Non sono guarita dalla rosacea. E’ una patologia cronica con la quale so che dovrò farci i conti sempre. Negli anni ho imparato che la sua manifestazione è un po’ come un allarme che mi indica quando c’è qualcosa che non va, quando ho bisogno di staccare, di fermarmi. Non desidero diffondere l’idea che un protocollo di Mindful Eating possa curarla. Neanche la fibromialgia può essere curata, purtroppo fino ad oggi, attraverso un protocollo mindful based. Il punto però, sul quale mi piacerebbe portare l’attenzione è che a volte non è necessario eliminare la patologia o la sindrome per stare bene, ma imparare a convivere con i suoi sintomi e le sue manifestazioni.

Mindful eating, fibromialgia e rosacea

La mindfulness, invitandoci a portare la nostra attenzione in modo non giudicante, ma intenzionale sugli oggetti da noi scelti, ci allena con il tempo ad essere sempre più presenti, consapevoli e centrati nel momento presente. Sospendendo il giudizio e di ridurre le nostre aspettative nei confronti del quotidiano, meditando, con il tempo, iniziamo a guardare il quotidiano con occhi più aperti, come direbbe Chandra Livia Candiani, “meno assonnati” e più compassionevoli.

Essere nel presente, soprattutto quando ci prepariamo un pasto da consumare soli o con chi amiamo, sentire ciò di cui abbiamo bisogno, connetterci con il corpo… non soltanto la scienza ha dimostrato che riduce lo stress, migliora le relazioni, la qualità del sonno, le capacità attentive… ma ci aiuta anche nel gestire in un modo diverso la nostra salute, i sintomi che alcune malattie portano con sè, noi stessi.

Se la vita è sofferenza. la mindfulness ci aiuta ad essere sereni. Anche nel disagio. Anche nella malattia.

E’ dalla mia esperienza personale, dall’incontro con Progetto Fibromialgia Ermes e dal Master in Mindfulness: pratica, clinica e neuroscienze che è nato MBeat-4P, il protocollo per lavorare in un ambiente protetto, con la supervisione anche di una nutrizionista e biologa sulla propria relazione con il cibo e con la tavola. Se vuoi saperne di più, leggi l’articolo o collegati Mercoledì 17 aprile alle ore 19 a questo link: https://us02web.zoom.us/j/3471692195?omn=83743150844 ID riunione: 347 169 2195

Insieme a Sara Pantalone e con la presenza di Francesco Di Clemente, l’ideatore di Progetto Fibromialgia Ermes, ne parleremo insieme.

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