Dipendenza affettiva: una premessa necessaria
Ogni volta che parliamo di dipendenza affettiva è importante partire da un punto fermo: in quanto esseri umani, tutti noi siamo fisiologicamente portati a creare legami e relazioni, alcuni anche – soprattutto all’inizio – molto stretti.
Abbiamo bisogno di condivisione, affetto, supporto emotivo, approvazione… e tutto questo, non soltanto è naturale, ma anche funzionale alla nostra evoluzione come specie.
Ma allora, quando la dipendenza dagli altri smette di essere fisiologica e diventa qualcosa di disfunzionale?
Quando la dipendenza affettiva diventa patologica
La cosiddetta “love addiction” non riguarda più il naturale soddisfacimento dei bisogni dell’individuo, ma si trasforma in un fenomeno disfunzionale, in quanto il bisogno di relazione si esaspera fino a dissolvere l’identità personale.
È come se, pur di mantenere il legame, la persona rinunciasse a sé stessa.
Clinicamente, la dipendenza affettiva è un fenomeno in crescita, e pur con mille sfaccettature, ci sono due dinamiche principali che ne favoriscono lo sviluppo:
1. L’amore come bisogno passivo
Dal punto di vista socio-antropologico, oggi l’amore viene spesso percepito come qualcosa da ricevere, piuttosto che da coltivare.
Molte persone si sentono incomplete senza essere amate, vivono l’amore come una “ricompensa” esterna, qualcosa di passivo, concentrandosi più sull’essere desiderabili che sull’imparare a costruire un legame solido.
2. Difficoltà nella gestione emotiva
Se da un lato il quadro socioantropologico ci invita a curare la nostra desiderabilità, dal punto di vista individuale e soggettivo, si è visto che spesso, nei casi di dipendenza affettiva, le persone che ne manifestano i disagi, c’è una scarsa capacità di riconoscere, gestire e trasformare le emozioni. In primis quelle primarie come la paura, la rabbia, il dolore.
Su questo terreno fragile, dove facilmente si percepiscono degli up e dei down importanti, le credenze disfunzionali (ad esempio “senza amore non valgo”) si irrigidiscono portando la persona, per cercare sollievo, ad adottare strategie inefficaci.
Le credenze che alimentano la dipendenza affettiva
Pensiamo a frasi come:
- “Non esiste amore senza sofferenza”,
- “La vita senza amore non è degna di essere vissuta”,
- “Al cuor non si comanda”,
- “L’amore è come l’ossigeno”
Queste convinzioni, se abbinate alla paura di essere abbandonati o alla rabbia per non sentirsi abbastanza amabili, possono alimentare dinamiche di dipendenza affettiva se la persona non decide di lavorarci su e di rafforzare la propria intelligenza emotiva.
Se infatti si è visto che esistono delle relazioni tra i modelli familiari, l’attaccamento e le dinamiche che ognuno tende ad instaurare e ripetere nella propria vita, è pur vero che se non possiamo cambiare il nostro passato, la nostra storia personale, ognuno di noi può invece scegliere di lavorare e potenziare le proprie abilità che riguardano l’empatia, la gestione delle emozioni, la comunicazione efficace e l’ascolto di sè e degli altri.
Le tentate soluzioni della dipendenza affettiva
Osservando e monitorando cosa accade all’interno di una relazione disfunzionale, di fronte al disagio emotivo, le persone nel cercare un sollievo e una maggior stabilità, attivano tutte, inconsapevolmente una serie di tentate soluzioni. Tra queste le più frequenti – spesso applicate insieme:
- Inversione delle priorità quotidiane, dedicando tutto il tempo all’altra persona;
- Richiesta continua al partner e ai conoscenti di rassicurazioni sulla relazione;
- Sovrastima dei piccoli gesti di attenzione dell’altro (un messaggio di auguro può diventare una dichiarazione di amore);
- Regali sproporzionati rispetto al tipo e alla durata del legame;
- Tentativi esasperati di migliorarsi per piacere di più (sessioni quotidiane di palestra, centri estetici, shopping…);
- Controllo ossessivo dell’altro (social, amici, familiari…);
- Introduzione di regole rigide nella relazione;
- Iperprogettualità e iperattività nella relazione;
- Iperreattività emotiva a ogni risposta dell’altro;
- Consultazione di maghi e cartomanti per “prevedere” il futuro della relazione.
Innamoramento o dipendenza affettiva?
Non esiste una linea netta tra innamoramento sano e dipendenza affettiva.
Piuttosto, possiamo immaginare un continuum su di una linea retta, dove la differenza la fa l’esasperazione di alcuni tratti.
Quando la relazione diventa l’unico centro di gravità della vita di una persona, tagliando fuori amici, passioni e attività, allora si entra nel territorio della dipendenza e soprattutto in quella condizione in cui avere un partner non è più qualcosa di arricchente, ma al contrario una condizione che impoverisce e limita nel breve-medio e lungo termine la vita e le scelte quotidiane.
Nonostante, la love addiction non sia ancora stata inserita nel DSM-5 come categoria diagnostica a sè stante, si è osservato che anche nella dipendenza affettiva possiamo osservare le stesse fasi che si possono notare nell’abuso di sostanze:
- Ebrezza: la sola presenza dell’altro genera euforia;
- Tolleranza: col tempo, si ha bisogno di “più” presenza, più attenzioni;
- Astinenza: senza l’altro, si vive una sofferenza acuta, come una vera crisi d’astinenza.
Le radici della dipendenza affettiva: il modello strategico breve
Come abbiamo brevemente introdotto poco fa, gli studi hanno dimostrato che esistono diverse connessioni tra il vissuto personale – soprattutto nei primi anni d’infanzia – e il modo con il quale le persone stabiliscono e portano avanti le loro relazioni.
Secondo l’approccio della Psicoterapia Strategica Breve, non è però tanto utile perdersi nel cercare le “cause” remote della dipendenza affettiva e dunque di tutte quelle strategie disfunzionali che si tendono a mettere in atto; ci interessa molto di più osservare il qui e ora della persona.
In quest’ottica, non parliamo tanto di “caratteristiche” che ha o non ha la persona dipendente, quanto di un sistema percettivo-reattivo disfunzionale e di una carente intelligenza emotiva che talvolta le persone possono avere e che dunque, con un lavoro adeguato su di sè, potenziare.
Restare aggrappati alla narrazione di un passato difficile può diventare una comoda, quanto dannosa, comfort zone.
Come uscire dalla dipendenza affettiva: strategie pratiche
Quali possono essere allora delle strategie funzionali per evitare una dipendenza affettiva?
- Mantenere degli spazi personali: relazioni, lavoro, hobby e interessi individuali;
- Evitare il controllo sull’altro: l’amore non può essere forzato;
- Non credere nelle ricette universali che vengono vendute sul web: ogni relazione è unica;
- Favorire l’interdipendenza: da due bisogni che si sostengono a due libertà che si scelgono.
In ambito psicoterapeutico, il trattamento della dipendenza affettiva si struttura invece sul raggiungimento di obiettivi a breve e lungo termine.
Il primo, quello più immediato da affrontare e risolvere è la sofferenza del paziente in termini di sintomi e di tentate soluzioni disfunzionali; mentre, il secondo obiettivo, quello che solitamente ha bisogno di un tempo più lungo, consiste nel modificare con gentilezza e delicatezza, il racconto che la persona fa di sé e della sua storia in modo da iniziare a riconoscere il proprio valore al di là degli altri, dell’approvazione altrui, di quello che fa o non fa.
Le persone che soffrono di dipendenza affettiva spesso hanno difficoltà nella gestione delle loro emozioni, magari perché le ritengono dolorose e difficili… così, un altro obiettivo al quale mira la terapia è quello di aiutare i pazienti ad avere accesso a quello che provano, ai loro desideri e ai loro scopi e a utilizzarli per compiere delle scelte autonome.
La metafora dell’amore saggio
C’è una metafora molto interessante che Giorgio Nardone, uno degli esponenti della Psicoterapia Strategica Breve utilizza per rappresentare l’amore saggio: due funamboli che camminano su due corde tese parallele, condividendo una barra equilibratrice.
Se invece di fare, come spesso accade, che si condivida lo stesso percorso, ognuno procedesse sul proprio filo, mantenendo il proprio equilibrio e coordinandosi con l’altro, il cammino insieme sarebbe armonioso e, se mai un giorno l’amore dovesse venir meno, ognuno avrebbe ancora il suo filo e la sua metà di barra per continuare a camminare.
Ti risuona questa immagine?
Se senti questa tematica vicina, se pensi che ci siano degli aspetti che ti piacerebbe approfondire, puoi scrivermi qui o seguire la diretta che terrò su Instagram, Mercoledì mattina, 30 aprile alle ore 7.00.
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