Sebbene potrei dilungarmi in una risposta piuttosto ampia, mi piace riassumervi il concetto dicendo: avviando un processo di trasformazione dentro e fuori di noi. Vediamo da dove possiamo partire.
Chi, lungo il nostro percorso di vita, ci sembra essere realizzato lo definiamo “fortunato”, come se non dipendessero da lui i suoi traguardi e chi, al contrario, coloro ai quali le cose non vanno bene, li riteniamo “sfortunati”. Ma è davvero così? Siamo sicuri che non c’è una piccola corresponsabilità?
Qualche mattina fa stavo facendo la mia solita pratica di meditazione, quando, ad un certo punto, nel bel mezzo della scansione del mio corpo, quando lentamente ripercorrevo ogni parte di me, dalla testa fino ai piedi, scendendo con dolcezza, un pensiero mi attraversò la mente. Più che una riflessione, potrei dire che fu un’immagine: io che affondavo i piedi nella sabbia, con le braccia tese verso l’alto.
Riportai la mente al respiro, terminai la pratica e poi, nella fase successiva, durante la mia scrittura quotidiana, ritornai a quella che mi era apparsa come un’intuizione alla quale era importante concedere del tempo.